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Pastiera artigianale - Piatti Pasqua

I piatti tipici della tradizione pasquale

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di Eleonora Aiello

Massa Lubrense è conosciuta non solo per le sue risorse culturali, storiche e paesaggistiche, ma anche per la sua gastronomia. In particolare, dato l’imminente arrivo della Pasqua, andremo a vedere quali solo i principali piatti tipici del periodo pasquale in questo territorio.

Casatiello salato

Il casatiello, nome che deriva dal latino caseu(m) ovvero formaggio, è uno dei piatti tipici salati per eccellenza delle festività pasquali. Al suo interno possiamo trovare vari formaggi, strutto, ciccioli e salumi vari. Il tutto poi guarnito da uova sode non sgusciate che vengono intrecciate nell’impasto come decorazione.

Casatiello guarnito con cubetti di salame, prosciutto, mozzarella e uova sode.

Casatiello dolce

E’ una ricetta che si tramanda di famiglia in famiglia, ognuna con i propri segreti e procedimenti.
Rispetto al casatiello salato ha una preparazione molto più lunga ed elaborata. Ha una lievitazione che può durare giorni, grazie all’utilizzo del “criscito” che in dialetto napoletano non è altro che il lievito madre, che gli permette di essere conservato per tanti giorni senza perdere la sua soffice consistenza.

Pastiera

È uno dei più antichi dolci pasquali della penisola. Le sue origini risalgono ai culti pagani, preparata per celebrare l’arrivo della primavera. È una torta di pasta frolla ripiena di un impasto fatto da ricotta, grano bollito, uova, spezie e canditi. La frolla della pastiera è croccante, in contrasto con il suo morbido ripieno color oro che presenta un sapore e un profumo che variano a seconda degli aromi utilizzati. La versione classica prevede l’utilizzo di cannella e acqua di fiori d’arancio come aromi, ma questo non vieta che si possano tentare accostamenti diversi.

Carciofi arrostiti

Sono considerati da sempre il contorno classico del pranzo pasquale. Per preparare i carciofi arrostiti c’è bisogno di carciofi grandi, senza peli, senza spine, con un gambo lungo e diritto. Essi vanno insaporiti con olio, aglio e prezzemolo, e poi cotti direttamente sui carboni.

Carciofi arrostiti Piatti Pasqua

L’uovo di pasqua artigianale

La scelta dell’uovo di Pasqua come simbolo di tale festività è legata al fatto che l’uovo è visto come simbolo di vita. Tutti i bambini aspettano con ansia l’arrivo di questo giorno per poter finalmente rompere le uova di cioccolata e scartarne la sorpresa. Le uova vengono realizzate per festeggiare la Pasqua sin dal 1850 e vengono usate solo in Italia o in paesi dove sono presenti ampie comunità italiane.

Oggi, le pasticcerie di Massa Lubrense preparano uova di cioccolato artigianali di tutte le dimensioni e per tutti i gusti. Un regalo apprezzato non solo dai bambini!

Colomba pasquale artigianale

Fu Dino Villani, direttore per la pubblicità della ditta milanese Motta, che, negli anni trenta del ‘900, ideò un dolce simile al panettone, ma destinato alle festività pasquali. Da allora la colomba pasquale si diffuse sulle tavole di tutti gli italiani, e anche ben oltre i confini dell’Italia. L’impasto originale, a base di farina, burro, uova, zucchero e buccia d’arancia candita, con una ricca glassatura alle mandorle, ha successivamente assunto diverse forme e varianti.

Piatti del menù di Pasqua

Menù di Pasqua con i piatti tipici

Per chi non ha idea di cosa cucinare per il pranzo della domenica di Pasqua, ecco a voi un menù da cui prendere spunto.

  • Antipasto: casatiello, salumi vari, formaggi e verdure;
  • Primi piatti: lasagne / pasta al forno;
  • Secondi piatti: agnello al forno / grigliata di carni varie con contorno di patate o verdure;
  • Dolci: pastiera e uova di cioccolato.

Questi sono i piatti tipici di un pranzo pasquale a Massa Lubrense, ma nulla vieta di poter creare un menù personalizzato in base alle vostre preferenze.

Buon appetito!


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Ecoturismo a Massa Lubrense

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di Eleonora Cannone

Sono ormai all’ordine del giorno le questioni “ecologia” e “tutela del territorio”. Già da qualche anno, anche grazie alle mobilitazioni giovanili a difesa dell’ambiente, ognuno di noi è spinto sempre più a chiedersi cosa si possa fare nella vita di tutti i giorni per contribuire alla riuscita di questa buona causa.

E se vi dicessi che è possibile salvaguardare il territorio anche quando si va in vacanza? Ebbene sì, sto parlando dell’ecoturismo, la nuova frontiera dell’ecologia. Si tratta di un modo di viaggiare rispettando l’ambiente naturale, le tradizioni e la cultura di un determinato luogo, e sostenendone la crescita economica. L’obiettivo è quello di rendere la vacanza un piacere non solo per chi viaggia, ma anche per il territorio che si visita.

A proposito di questo, oggi voglio parlarvi dell’ecoturismo a Massa Lubrense: un posto suggestivo, ricco di risorse, da scoprire nel relax assoluto e nel rispetto dell’ambiente!

ecoturismo a Massa Lubrense

Sostenere l’economia e il territorio di Massa Lubrense: cosa si può fare

  • ASSAPORARE LA CUCINA LOCALE. Si sa che il modo migliore per conoscere un territorio è attraverso la sua cucina. Qui puoi lasciarti trasportare da antichi sapori e tradizioni culinarie: dall’olio d’oliva al Provolone del Monaco (e non solo), tieniti pronto a vivere un’esperienza gastronomica unica grazie ai nostri prodotti!
  • IMMERGERSI NELLA NATURA INCONTAMINATA. Uno dei fiori all’occhiello del nostro territorio è sicuramente il paesaggio naturale. Grazie all’individuazione di percorsi facilmente percorribili a piedi, durante il soggiorno sarà possibile riscoprire la bellezza della natura, con passeggiate rigeneranti, tra verde e blu.
  • PARTECIPARE A EVENTI E SAGRE. Entra a stretto contatto con gli abitanti del posto e con le loro tradizioni! Sarà anche un’occasione per creare nuovi legami e far nascere nuove amicizie. Vacanza vuol dire anche questo, no? Dai un’occhiata al calendario dei prossimi eventi e delle sagre di paese!
  • TENERSI IN FORMA DIVERTENDOSI. Oltre all’attività di trekking, nel nostro territorio è disponibile anche un servizio di visite guidate in canoa, puoi fare meravigliose immersioni oppure un giro in snorkeling alla Baia di Ieranto e a Marina del Cantone. Sono tutti modi divertenti e salutari per scoprire e vivere uno dei posti più suggestivi del mondo.

Solo tante le opzioni per poter vivere una vacanza indimenticabile, rispettando l’ecosistema e le tradizioni di un determinato ambiente!

In ogni caso, il suggerimento migliore che posso darvi è quello di rivolgervi sempre a realtà locali per i servizi sul territorio: dalle guide, ai transfer, ai tour in barca, eccetera. Questo è sicuramente il modo più diretto per sostenere l’economia locale di un territorio.

Con i consigli di questo articolo spero di esservi stata utile: tutti possiamo sostenere l’economia locale di un territorio anche quando viaggiamo, contribuendo così allo sviluppo di un mondo migliore per noi e per le generazioni future!


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Gli struffoli: origini e ricetta

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Gli struffoli sono dolci tipici della tradizione natalizia a Massa Lubrense e, più in generale, della tradizione gastronomica meridionale, principalmente di quella napoletana.

Conosciuti anche come strangolapre(ve)te, gli struffoli si presentano come piccole palline di pasta dolce fritte e poi immerse nel miele, decorate con confetti colorati e cedro. Una vera delizia che non può mancare sulle tavole dei dolci natalizi.

Le origini di questo dolce dal gusto tipicamente napoletano ha radici ben più lontane. Ebbene sì, secondo la tradizione a portare gli struffoli nel Golfo di Napoli sarebbero stati gli antichi Greci. E proprio dal greco infatti che deriverebbe il nome di questo dolce tipico, più precisamente dalla parola “strongolus”, cioè dalla forma arrotondata. Un’altra teoria sempre legata all’etimologia del termine sarebbe che “struffolo” derivi dal verbo strofinare per indicare il gesto che compie chi lavora la pasta, per arrotolarla a cilindro prima di tagliarla in palline. Secondo altri, gli struffoli si chiamerebbero così proprio perché strofinano il palato per la loro bontà.

A Napoli, un tempo, gli struffoli venivano preparati nei conventi dalle suore dei vari ordini e dati in dono a Natale alle famiglie nobili che si erano distinte per atti di carità. Probabilmente, gli struffoli sono divenuti un dolce tipico di Natale perché uno degli ingredienti fondamentali è il miele, un elemento strettamente collegato alla simbologia cattolica e cristiana riguardante l’amore.

Gli struffoli oggi sono parte della tradizione dolciaria campana, ma ogni regione centro-meridionale ne ha una sua versione. In Calabria e in Basilicata sono conosciuti come “cicirata” per la loro somiglianza ai ceci, in Abruzzo sono chiamati “cicerchiata” perché ricordano le cicerchie e a Palermo sono chiamati “strufoli“. Ogni regione meridionale li prepara secondo le proprie tradizioni e ricette tramandate di famiglia in famiglia.

La ricetta tradizionale

Ingredienti per l’impasto

  • 200gr di zucchero
  • 500gr di farina
  • 4 uova
  • 60gr di burro
  • 1 scorza d’arancia
  • 1 scorza di limone
  • 1 pizzico di sale
  • 15gr di liquore all’anice
  • 1 cucchiaio di cannella
  • 1 cucchiaio di vaniglia
  • olio di semi di arachide per friggere

Ingredienti per decorare

  • 175gr di miele millefiori
  • confettini argentati e decorazioni alimentari
  • 30gr di cedro candito
  • 30gr di ciliegie candite
  • 30gr di arancia candita

Preparazione

Amalgamare la farina, lo zucchero, il burro e le uova, il limone e l’arancia grattugiati, un pizzico di sale, il bicchierino di anice, vaniglia e cannella in una ciotola. Impastare fino a creare un panetto compatto da ricoprire con un canovaccio pulito da far riposare almeno 30 minuti. 

Dividere il panetto in 6/7 parti uguali con un coltello e tagliare in parti sempre più piccole fino a ricavare gli struffoli della giusta grandezza. Disporre gli struffoli su un panno e friggerli per 3 minuti in olio bollente e mescolare per ottenere una cottura e doratura omogenea. Una volta pronti, trasferire gli struffoli in un vassoio ricoperto di carta assorbente per eliminare l’olio in eccesso. Nel frattempo, sciogliere il miele in un pentolino. 

Tagliare a cubetti le ciliegie, il cedro e l’arancia candita. Unire il tutto agli struffoli, versare il miele e amalgamare bene con un mestolo di legno fino a quando gli struffoli non saranno completamente avvolti nel miele e lasciare raffreddare.

Trasferire il composto su un piatto da portata e completare il dolce con decorazioni, confetti e frutta candita. E ora, non resta che assaggiare il dolce tipico natalizio!


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Il liquore di mirto: tra storia e produzione

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Il liquore di mirto è un digestivo ottenuto dalla macerazione di bacche mature di mirto. È popolare in varie zone d’Italia, essendo la pianta del mirto (Myrtus communis) tipica della macchia mediterranea.

A Massa Lubrense, la pianta è diffusa lungo i versanti più esposti al sole, dove si sviluppa dal livello del mare fino a un’altitudine di 500 metri. È possibile trovarne, per esempio, ai lati del sentiero che porta alla Baia di Ieranto o lungo il Sentiero delle Sirenuse.

Il liquore di mirto è una tradizione radicata a Massa Lubrense ed è prodotto sia artigianalmente nelle case locali che in distillerie specializzate presenti nel territorio. Questo liquore è amato non solo per il suo sapore unico, ma anche per la sua connessione storica con la cultura e la tradizione della regione.

La produzione casalinga spesso coinvolge ricette tramandate di generazione in generazione, mentre le distillerie commerciali lo preparano su scala più ampia, contribuendo a diffondere il suo gusto caratteristico in tutto il territorio.

La pianta di mirto

La pianta di mirto, scientificamente denominata Myrtus communis, appartiene alla famiglia delle mirtacee e ha foglie di un verde intenso che emanano odori gradevoli. È un arbusto sempreverde tipico della macchia mediterranea, che predilige un clima mite. Ma può resistere anche alle gelate, se protetto e riparato dalle intemperie.

I fiori, semplici e di colore bianco sono solitari ed eleganti. Secondo la fenologia, la pianta di mirto fiorisce tra i mesi di maggio e giugno e fruttifica verso ottobre e novembre per la raccolta delle sue bacche.

liquore di mirto
Fiori di mirto

Origini del liquore di mirto

Le origini di questo liquore sono antichissime e avvolte nel mistero. Tracce delle piante di mirto compaiono già in documenti antichi scritti di egizi e arabi. Si dice che gli antichi Egizi decorassero le loro città con rami di mirto durante le feste, attribuendo alla pianta un potere divino in grado di allontanare gli spiriti maligni, le catastrofi e le malattie.

Inoltre, il mirto era anche la pianta sacra ad Afrodite. Nel mito, la pianta proteggeva le virtù di Afrodite dallo sguardo malizioso dei satiri. Pertanto, è considerata una pianta che rappresenta l’amore, la fertilità e l’eros e veniva utilizzata, appunto, come rimedio afrodisiaco o per adornare i banchetti nuziali.

La raccolta

Il periodo della raccolta del mirto inizia dal mese di novembre, quando le bacche stanno giungendo a maturazione, e si prolunga fino al mese di gennaio. Secondo gli artigiani produttori di mirto, però, il periodo migliore per la raccolta è il mese di dicembre, quando le bacche non sono troppo crude e nemmeno troppo cotte. Il segreto per capire se le bacche possono essere raccolte, ci viene svelato dalla presenza della pruina. Una sostanza prodotta dai frutti stessi sulla loro superficie che rende la bacca di mirto di un colore blu-opaco e che dona al frutto un gusto intenso e deciso.

La raccolta delle bacche di mirto avviene quasi esclusivamente a mano. Sebbene questo tipo di raccolta si ripercuote sulla velocità, è preferibile per il suo impatto minimo sulla pianta e la capacità di preservare intatte tutte le caratteristiche delle bacche.

Le bacche fresche, una volta raccolte, devono essere subito lavorate per la produzione del liquore di mirto.

Bacche di mirto appena raccolte

La ricetta

La preparazione del liquore di mirto è lunga ma semplice allo stesso tempo.

Ingredienti (per 2 litri):

  • 1 l acqua
  • 500 g bacche di mirto
  • 500 g zucchero semolato
  • 1 l alcol puro (90°)

Preparazione:

Prendere le bacche di mirto, lavarle sotto un getto d’acqua corrente e metterle in un colino per eliminare così le impurità. Lasciare eventualmente alcune foglioline in un numero limitato.

Una volta lavate, lasciare appassire per 2 o 3 giorni su alcuni canovacci puliti. A questo punto, riporre le bacche di mirto assieme all’alcool in un vaso a chiusura ermetica, essenziale per mantenere integri aromi e profumi. Riporre il recipiente in un posto buio e fresco per circa 40-50 giorni.

Trascorso il tempo di riposo, scolare le bacche. Utilizzando un canovaccio pulito, spremere le bacche delicatamente per estrarne il succo.

Nel frattempo, far bollire l’acqua sul fuoco e quando avrà quasi raggiunto la temperatura d’ebollizione iniziare a sciogliere lentamente lo zucchero. Una volta che lo sciroppo composto da acqua e zucchero si sarà raffreddato completamente, aggiungere l’alcool aromatizzato con le bacche di mirto e mescolare il liquore ottenuto con un cucchiaio di legno. Con un colino, filtrare il liquore e poi, con un imbuto, trasferirlo nelle bottiglie di vetro.

Prima di degustare il liquore al mirto, bisogna farlo riposare in un luogo fresco per almeno un mese. Dopodiché non resta che sorseggiare a temperatura ambiente l’ottimo digestivo dall’aroma tipicamente mediterraneo.


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I dolci tipici di Capri

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La torta caprese

L’isola di Capri, nota per la meravigliosa costa, i faraglioni e molteplici attrazioni come la Grotta Azzurra, si caratterizza in quanto terra della torta caprese. Esiste una storia che racconta che questo dolce nacque dall’errore di un pasticciere che dimenticò di mettere la farina nell’impasto: il risultato fu così sorprendente che si continuò a prepararla soltanto con mandorle, zucchero, burro e uova, senza farina e senza lievito. Si tratta, quindi, di un dolce soffice e profumato perfetto per celiaci e intolleranti al lattosio.

Ne esistono varie versioni: classica al cioccolato amaro, al limone, alle mandorle e limoncello o al pistacchio e cioccolato bianco, oltre a molte altre. Può essere gustata a temperatura ambiente o tiepida e la si può accompagnare a della panna montata, del gelato o a della frutta di stagione.

I gelati

Oltre alla caprese, proprio il gelato è un altro simbolo dell’isola.

In diversi bar o pasticcerie se ne possono trovare di ottimi, realizzati con ingredienti freschi e di prima qualità, dei quali anche la cialda croccante è artigianale e spesso viene servita ancora calda a forma di cono o di coppetta.

Il gelato, uno dei dolci tipici della pasticceria di Capri

È possibile anche gustarlo nella versione “tulipano”, cioè arricchito con panna montata e una ganache di cioccolato fuso. Inoltre si possono trovare anche delle coppe o degli affogati da personalizzare con nocciole, confetti colorati, panna e creme, assaporandoli proprio seduti ai tavoli di posti che hanno fatto la storia del luogo.

I biscotti e la pasticceria secca

Altri dolcetti nati all’ombra dei faraglioni sono i caprilù. Si tratta di profumati e soffici biscotti alla pasta di mandorle e limone che si preparano con soli albumi e sono senza glutine. La ricetta originale è segreta, ma è a tutti noto che questi biscotti sono realizzati abbinando alle mandorle due meravigliosi prodotti tipici, i limoni del posto e il liquore limoncello, i quali caratterizzano questa icona di bontà.

Da non dimenticare, poi, i ricci capresi, a base di pinoli e cioccolato nella doppia versione “nera” e “bianca”, il cannolo al pistacchio, la pasticceria secca e la biscotteria da tè, la brioche “con il tuppo” con la panna, le graffe e i kranz, sia con uva sultanina che con gocce di cioccolato.

Le graffe, uno squisito dolce lievitato tipico della cucina napoletana

È evidente l’enorme ricchezza di sapori e profumi che offre la pasticceria partenopea nella sua declinazione isolana, che vi invitiamo a gustare scegliendo ciò che più vi alletta nei luoghi che hanno contribuito a scrivere la storia gastronomica caprese.


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Cosa fare a Massa Lubrense quando piove

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Il territorio di Massa Lubrense è rinomato soprattutto per i suoi incantevoli paesaggi e le attività all’aperto. Ma cosa fare a Massa Lubrense quando piove? La pioggia non fermerà la tua scoperta di questa splendida destinazione! Anche nelle giornate piovose, questa località offre opportunità affascinanti.

Fattorie

Visitare un agriturismo locale potrebbe essere una valida opzione per rendere piacevole una giornata di pioggia in compagnia della propria famiglia. Nel territorio di Massa Lubrense, infatti, sono disseminate diverse aziende agricole che organizzano percorsi che permettono di degustare i prodotti tipici locali come il famoso olio extravergine di oliva D.O.P. della Penisola Sorrentina, il Limone di Sorrento I.G.P., arance, mandarini e ortaggi vari.

Cosa fare a Massa Lubrense quando piove

Corsi di cucina

A Massa Lubrense sono disponibili anche delle scuole che impartiscono lezioni per apprendere l’arte della gastronomia. Durante le lezioni di cucina si insegnano le preparazioni di diversi piatti tipici della tradizione mediterranea come gnocchi, ravioli, pizza e non solo! Le lezioni si svolgono al chiuso, sono quindi un’ottima possibilità per trascorrere un pomeriggio piovoso.

Cosa fare a Massa Lubrense quando piove

Ristoranti

Se cucinare non fa per voi o semplicemente non ne avete voglia, un’ottima opzione per godersi una giornata di pioggia a Massa Lubrense è gustare un pasto delizioso in uno dei suoi accoglienti ristoranti. Lasciatevi tentare dalle prelibatezze locali e godetevi un’esperienza culinaria memorabile mentre la pioggia aggiunge un tocco accogliente all’atmosfera. Diversi ristoranti vi permetteranno di degustare i sapori tipici della cucina italiana, spaziando dalle ricette tradizionali a quelle gourmet. La cucina mediterranea vanta freschissimi prodotti di terra e di mare, da accostare a un buon bicchiere di vino locale.

Panorami insoliti

Il territorio di Massa Lubrense è caratterizzato dalla presenza di paesaggi mozzafiato. Durante le giornate piovose, la bellezza del territorio si trasforma, offrendo una visione affascinante e suggestiva. Tra le cose da fare a Massa Lubrense quando piove, quindi, sicuramente consigliamo di apprezzarne i panorami. Trovarsi al riparo mentre si ammirano gli intricati dettagli dei panorami costieri e delle verdi colline, mentre la pioggia crea una danza cangiante di colori e luci, può essere un’esperienza davvero unica e memorabile. I punti panoramici, le terrazze coperte e anche i vetri delle finestre panoramiche dei locali possono offrire una prospettiva suggestiva e romantica sullo splendore naturale di Massa Lubrense, anche quando il cielo è nuvoloso e il suolo bagnato. Non perdete l’occasione di vivere l’intima bellezza di questo luogo, arricchita dalla pioggia che ne accentua il fascino.

Musei

Non ci sono musei a Massa Lubrense, ma i reperti archeologici ritrovati nel nostro territorio sono custoditi al Museo Archeologico Georges Vallet a Villa Fondi, Piano di Sorrento.

Anche a Sorrento ci sono diversi musei da poter visitare in una giornata di pioggia.

Il Museo della Tarsialignea (MUTA) è un museo dedicato all’arte dell’intarsiatura sorrentina. Le sale accolgono le esposizioni di diversi oggetti in legno realizzati dagli intarsiatori sorrentini dell’Ottocento.

La sede del Museo Correale di Sorrento è una villa settecentesca. Al suo interno vengono ospitati dei dipinti tipici del manierismo napoletano del XVI secolo e di numerosi artisti che facevano parte della “Scuola di Posillipo”. Vi sono anche esempi di intarsio sorrentino, di arredi storici e di prestigiose porcellane risalenti al XVIII secolo.


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La ricetta del babà

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Il babà è un dolce a pasta lievitata molto soffice, bagnato con il rum e dalla caratteristica forma a funghetto. Costituisce un prodotto tipico della pasticceria napoletana tradizionale.

Originariamente era un dolce a lievitazione naturale proveniente dalla Polonia e altri paesi slavi, poi è stato perfezionato dai cuochi francesi prima di approdare a Napoli. Si racconta che la ricetta del babà al rum nella tipica forma a fungo moderna risalga al 1835 e sia da attribuire al celebre pasticciere Nicolas Stohrer, che l’avrebbe concepita in occasione delle nozze di Maria Leszczyńska con il re di Francia Luigi XV.

Un’altra storia racconta che il re, noto per il suo bruttissimo carattere, avesse scagliato il dolce contro una credenza frantumando una bottiglia di rum, la quale finì per inzuppare il dolce e che suo suocero lo assaggiò, trovandolo ottimo.

Il babà è entrato a pieno titolo nella tradizione della pasticceria napoletana sia sotto forma di ciambellone servito con panna montata, sia più piccolo con crema pasticcera e amarene oppure oblungo a forma di fungo di varie misure. Può essere farcito con panna e macedonia di frutta, crema chantilly e fragole, crema al mascarpone e limoncello, crema di nocciole, crema agli agrumi, con pistacchio e lamponi freschi, addirittura ne sono state realizzate anche versioni salate molto gustose con salumi e formaggi come il provolone, la scamorza, il groviera o il pecorino romano.

Babà alla crema con frutti di bosco

Insomma, sono infinite le rivisitazioni di questo intramontabile dolce simbolo della cultura culinaria italiana, ma soprattutto napoletana. A seguire proponiamo le indicazioni per replicare a casa la versione tradizionale.

Ricetta del babà al rum

Ingredienti per i babà

  • 125 g di farina
  • 50 g di burro
  • 2 uova intere (grandi)
  • 1 tuorlo
  • 15 g di latte
  • 15 g di zucchero
  • 15 g di lievito di birra
  • un pizzico di sale

Per lo sciroppo:

  • 500 g di acqua
  • 250 g di zucchero
  • 250 g di rum
  • 1 limone
  1. Per iniziare a preparare i babà al rum occorre mescolare brevemente farina e lievito nella planetaria con il gancio, oppure a mano. Aggiungere latte, uova e tuorlo, precedentemente amalgamati e lavorare per qualche minuto fino renderlo omogeneo. Per evitare grumi, aggiungere il composto di uova e latte mentre la planetaria è in funzione o, se si lavora a mano, continuando a mescolare.
    Unire lo zucchero e mescolare. Aggiungere infine il sale e il burro, ammorbidito a temperatura ambiente. L’impasto dovrà risultare morbido, quasi liquido.
  2. Trasferire l’impasto in una sac à poche. Versarlo, quindi, negli stampi, riempiendo fino a circa 1 cm dal bordo. Lasciar lievitare per circa 30 minuti a 30° in forno spento con luce accesa.
    L’impasto dovrà fuoriuscire dagli stampi, formando una cupoletta.
  3. Infornare a 180° in forno ventilato preriscaldato per circa 13 minuti. I babà saranno pronti quando si sfileranno facilmente dallo stampo. Si può tagliare il fondo di un babà e verificare l’alveolatura dell’impasto. Sformare e lasciare raffreddare bene.
  4. Per preparare la bagna: in un pentolino far scaldare acqua, zucchero e scorza di limone. Portare a bollore, poi filtrare. Aggiungere il rum. Trasferire la bagna in una ciotola e, quando è ancora calda, immergere completamente i babà per qualche istante. Far scolare su una gratella per dolci.
  5. Far riposare in frigorifero circa 1 ora prima di servirli per gustarli al meglio. I babà a rum, prima di essere bagnati, si possono conservare in frigorifero circa una settimana o in congelatore, fino alla sera prima dell’utilizzo, ben chiusi in un sacchetto per alimenti.


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Il percorso degustativo della Limoni in festa 2023

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L’8 e 9 luglio a Massa Lubrense, in occasione della Limoni in festa 2023, si terrà un interessantissimo percorso degustativo con un menù al limone da assaggiare tra le strade di Massa Centro.

Locandina della Limoni in festa 2023 a Massa Lubrense in cui avranno luogo spettacoli, passeggiate ed il percorso degustativo al limone

Per partecipare al percorso degustativo, è possibile acquistare i biglietti presso uno stand situato di fronte alla sede della Pro Loco Massa Lubrense. Il costo del biglietto è di 15 euro e più essere usato in entrambe le giornate, sabato 8 luglio e domenica 9 luglio. La vendita dei biglietti inizierà alle 18:30 e terminerà alle 22:00, mentre sarà possibile usufruirne dalle 19:00 alle 22:30.

I biglietti saranno composti da 11 tagliandi staccabili, ognuno dei quali rappresenterà un assaggio diverso. Per ricevere gli assaggi corrispondenti, sarà necessario recarsi presso gli esercizi commerciali indicati lungo il percorso degustativo.

Come si svolge il percorso degustativo

Il percorso degustativo si svolgerà come segue:

  • Ristorante Il Cantuccio – caciottina al limone;
  • Grace Kitchen Bar – arancini al limone;
  • La Terra delle Sirene – bicchiere di vino;
  • La Terra delle Sirene – formaggio al limone;
  • Macelleria Pane Aniello – polpettine al limone;
  • Ristorante La Primavera – risotto al limone;
  • Pizzeria Pulecenella – pizza al limone;
  • Bar Sport – limoncello;
  • Bar Millevoglie – delizia al limone;
  • Bar Di Sarno – gelato al limone;
  • Ladies Bar – granita al limone.
La delizia al limone, nel percorso degustativo al limone

Partecipando al percorso degustativo con il menù al limone, si avrà l’opportunità di attraversare tutto il centro di Massa. Durante il percorso, si possono visitare i mercatini di artigianato e prodotti tipici e i punti in cui sono allestite le esposizioni, immergendosi completamente nell’atmosfera festosa dell’evento.

Le esposizioni lungo il percorso tra le vie del centro saranno:

  • Ceramiche del Castello: esposizione di opere ceramiche;
  • RecuperArte: personale dell’artista Giovanni Parlato;
  • Palazzo Vespoli: “L’artigianato è Arte” a cura dell’UniTre;
  • Boutique La Terra delle Sirene: offerta speciale per il “Mermaidland tour”.
Creazioni di in ceramica a tema limoni

L’evento si inserisce nel contesto di “Omaggio alla bellezza”, una serie di eventi estivi promossi dall’amministrazione comunale di Massa Lubrense.

L’intrattenimento

Inoltre non mancherà l’intrattenimento, infatti entrambe le serate saranno allietate dagli spettacoli di grandi artisti quali i Foja, il gruppo musicale folk-rock italiano nato a Napoli che si esibirà nel concerto “Miracoli e Rivoluzioni” l’8 luglio alle ore 21.00, fondendo sonorità tradizionali napoletane con influenze contemporanee, e Paolo Caiazzo, il comico e cabarettista che il 9 luglio alle ore 21.00 si esibirà nello spettacolo “Eppure sorrido” in cui proporrà esilaranti sketch e monologhi.

Gli artisti della Limoni in festa 2023, il gruppo Foja e il comico Paolo Caiazzo

Per avere maggiori informazioni basta consultare il programma di entrambe le serate di un evento che appagherà non solo la vista con gli allestimenti a tema, il mercatino di artigianato e i prodotti tipici, ma anche le orecchie e il palato con un’esplosione di gusto, cultura locale e tradizione grazie al percorso degustativo al limone.

In conclusione vi aspettiamo a Massa Lubrense per celebrare insieme questo agrume, che con le sue proprietà benefiche, il suo colore e profumo fa parte del preziosissimo patrimonio della penisola sorrentina.


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Ricetta della crema di limoncello

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Il territorio di Massa Lubrense ci permette di intraprendere un viaggio tra gli aromi e i sapori della sua terra. In particolare, quelli dei suoi agrumi dal profumo irresistibile, da cui si possono trarre innumerevoli prelibatezze.

La crema di limoncello, ad esempio, è un liquore denso e cremoso molto diffuso nella penisola sorrentina. Si tratta di un fine pasto ideale, da servire ghiacciato e gustare soli o in compagnia. Alcuni utilizzano la crema di limoncello come guarnizione di torte e crostate, per aromatizzare dolci o come bagna per pan di spagna e babà. La sua preparazione non è difficile, ma richiede tempi abbastanza lunghi. Il risultato però ripaga l’impegno e la fatica.

Il sapore della crema di limoncello richiama quello del limoncello, il classico liquore ricavato dall’infusione in alcool delle scorze di limone. Il limone di Massa Lubrense, noto come “femminiello”, è differente da quello amalfitano per la sua particolare scorza, più sottile e aromatica. Insomma, impossibile da non consigliare per la produzione della nostra crema di limoncello.

Come preparare la crema di limoncello

Per ottenere un’ottima crema di limoncello assicuriamoci, dunque, di prestare attenzione alla scorza dei limoni che andremo a utilizzare. Infatti, a prescindere dalla loro provenienza, è preferibile che questi siano biologici e non trattati. 

Ingredienti – dose per 1,5 litri

8Limoni (non trattati)
500 mlAlcool puro a 95°
½ lLatte intero
800 gZucchero
½ lPanna fresca
1Bacca di vaniglia

Ecco come preparare la nostra crema di limoncello in soli 4 passaggi:

Crema di limoncello
  1. Laviamo bene i limoni con l’aiuto di una spugna e tagliamo la buccia evitando la parte bianca. Versiamo l’alcool puro in un barattolo a chiusura ermetica e aggiungiamo le bucce di limone che dovranno macerare per almeno 10 giorni. Riponiamo il barattolo in un luogo fresco ricordandoci di agitarlo ogni giorno.
  2. Al termine di questo periodo, versiamo il latte e la panna in una pentola e portiamo ad ebollizione aggiungendo anche la bacca di vaniglia. 
  3. Dopo aver spento e lasciato intiepidire aggiungiamo lo zucchero e mescoliamo fino a farlo sciogliere completamente. Una volta che la crema si è raffreddata completamente, togliamo la bacca di vaniglia e procediamo a versare l’alcool del barattolo filtrandolo con una garza o un colino.
  4. Mescoliamo bene, versiamo il liquido nelle bottiglie di vetro e teniamo in freezer per circa 20 giorni. Trascorso questo tempo, la nostra crema sarà pronta per essere servita a tavola per accompagnare il dessert o per essere gustata in compagnia come semplice digestivo.

Conservazione

La crema di limoncello può essere conservata in freezer per un anno. I liquori a base di panna e latte (creme di liquore) si alterano facilmente, è quindi meglio conservarli in frigorifero e consumarli entro 12 mesi dalla loro produzione.

Consigli

Prima di servire agitare bene. Se la crema risulta troppo densa, lasciare riposare 10-15 minuti fuori dal freezer prima di consumarla. Per rendere la vostra crema di limoncello meno alcolica, diminuite la dose di alcool: circa 350ml al posto di ½ litro, rimane un’ottima soluzione.


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Le sagre: un’opportunità per conoscere il territorio

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di Claudia Fontana

Le sagre sono delle feste popolari di carattere locale, solitamente legate a una festa religiosa, spesso per commemorare un santo. Nella maggior parte dei casi le sagre sono animate musica e attività divertenti; mentre immancabile è l’offerta gastronomica. A Massa Lubrense si svolgono diverse sagre durante l’anno dove si possono gustare i prodotti migliori della nostra terra.

Sagra della zucchina

Si svolge la seconda domenica di luglio nel borgo di Acquara per celebrare il santo patrono cioè San Vito. Il giorno di San Vito si celebra, in realtà, il 15 giugno ma è consuetudine svolgere la sagra a luglio. Il momento più importante è sicuramente la processione che attraversa tutto il borgo. Tra le buonissime pietanze che si possono mangiare ci sono molti piatti a base di zucchine come la famosa parmigiana e gli spaghetti alla Nerano.

Tra le sagre principali, quella del Limone Massa Lubrense

Sagra del limone 

Tra le sagre più famose del territorio vi è sicuramente la sagra del limone. Si tiene nel mese di luglio ed è dedicata ad uno dei prodotti tipici della nostra terra: il limone. Qui si possono assaggiare varie pietanze e specialità a base di limone come il sorbetto e il risotto e si può anche provare il famoso limoncello.

Sagra della lumaca

Molto famosa e apprezzata è anche la sagra della lumaca che si tiene il 29 giugno a Monticchio. La sagra si svolge in occasione della festa di San Pietro. Inizia con una lunga processione seguita dalla banda musicale di Massa Lubrense. Durante la sagra, oltre a piacevoli spettacoli musicali e varie attività per i più giovani, si possono assaggiare gustose lumache cucinate nei modi più svariati.

Sagra della patata

La sagra della patata, invece, si svolge per celebrare San Costanzo nel borgo di Termini. Si tiene un fine settimana del mese di luglio. Il prodotto principale è quindi la patata, che è alla base di tutti i piatti, dai primi fino al dolce. Tra le specialità ci sono i crocchè, i ravioli di patate e le graffe napoletane.

Sagra del pomodoro

La sagra del pomodoro si svolge il primo weekend di agosto nel borgo di Torca, in occasione delle celebrazioni per la patrona Sant’Anna. Come per la sagra della zucchina, anche in questo caso la festa della santa è, in realtà, in un giorno diverso cioè il 26 luglio. Si può gustare il pomodoro in molte ricette tradizionali e non, il tutto sempre accompagnato da musica e divertimento.

Sagra del fiordilatte

In occasione della festa patronale del SS. Salvatore, il 6 agosto, si tiene la sagra del fiordilatte nel borgo di Schiazzano. Il fiordilatte, uno dei prodotti tipici di Massa Lubrense, è protagonista, ma qui si possono assaggiare anche il famoso provolone del monaco e una grande varietà di formaggi locali.

Sagra della melanzana

La sagra della melanzana si tiene il 15 agosto nel borgo di Marina della Lobra per celebrare la festa della Madonna dell’Assunta. Per la ricorrenza religiosa si svolge una processione via mare fino allo scoglio del Vervece. La sera, invece, si possono gustare varie pietanze a base di melanzane, tra cui le famose melanzane al cioccolato.